martedì 16 marzo 2010

La palestra

Il luogo in cui si svolgono le principali attività di VolleyLander (tra cui allenamenti e partite) è sicuramente la palestra. La palestra è la casa di ognuno di questi indigeni, che sono soliti radunarsi in tribù chiamate “squadre”. La palestra-casa è spesso un luogo confortevole e la conoscenza di ogni angolo, di ogni luce, di ogni acaro di polvere porta spesso un grande vantaggio alle squadre che giocano “in casa”. Quando però le battaglie avvengono nei campi avversari, ecco subito emergere una miriade di problemi.

Ogni volleyLanderiano tende a giudicare la qualità del campo da gioco in base a due elementi: illuminazione e pavimento.

L’illuminazione si divide principalmente in tre categorie:

- “non-vedo-il-mio-naso”: in caso di palestre a bassa illuminazione, lo sforzo della vista per sollecitare quei pochi bastoncelli rimasti può risultare un’impresa davvero ardua.

- “non-vedo-più”: fenomeni di abbagliamento dovuti ad architetti svalvolati sono molto frequenti, soprattutto in quelle palestre risalenti al primo Dopoguerra. In tali palestre si può assistere a strani fenomeni come la caccia alle farfalle durante una schiacciata o una bella plastica facciale diretta ad un povero esemplare di palleggiatore che non ha visto l’arrivo della difesa.

- “finalmente-ci-vedo”: palestre con un buon impianto luci sono molto rare, ma ci sono. Partite giocate in palestre ben illuminate sono una benedizione per i nostri amati volleyLanderiani che possono concedere una pausa ai loro poveri occhi.

Tanto importante quanto l’illuminazione, è il pavimento. Ne esistono principalmente due tipi:

- Parquet: può essere un pavimento molto gradito ai giocatori, ma bisogna ricordare all’addetta alle pulizie di non mettere la cera, altrimenti si potrebbe assistere a strani balletti, a corse sul posto o a scivolamenti sullo stile della più classica candid camera con buccia di banana annessa.

- Taraflex (o altri materiali sintetici): il pavimento “più gettonato” a VolleyLander. Le caviglie sono di sicuro più tutelate rispetto al parquet, ma in compenso le ustioni di terzo grado causate da un tuffo o una rullata segnano le ginocchia e le braccia dei nostri poveri giocatori per mesi e mesi.


In ogni caso, il pavimento migliore è quello che ha meno centimetri di polvere, quello che quando ti tuffi non diventi il figlio illegittimo di calimero. L'acaro di polvere, infatti, a VolleyLander ha una sua dignità, vive di vita propria e gode nel depositarsi dolcemente nelle magliette e nei pantaloncini dei giocatori.


Per chi volesse approfondire:

Normativa CONI per l'impiantistica sportiva (25 giugno 2008)


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